Le api e gli altri insetti sociali

Le api

Le api (Apis mellifera) sono insetti Imenotteri*, gruppo cui appartengono anche vespe, calabroni, bombi e formiche.

Le api vivono insieme e collaborano formando una comunità organizzata e dedicata alla sopravvivenza del gruppo, per questo sono chiamate insetti sociali.

Esistono, però, anche altri Imenotteri che vivono solitari come le vespe vasaio o le vespe muratore e altre specie di api chiamate genericamente api solitarie.

La colonia delle api

La colonia è costituita da un gruppo di animali che vivono insieme. Quella delle api è costituita da una regina, da api operaie (tutte femmine) e da maschi chiamati fuchi. In totale una colonia può essere composta da 30.000 a 60.000 individui.

L’ape regina è l’unica in grado di deporre uova e per farsi riconoscere e seguire dalle operaie libera varie sostanze odorose che insieme compongono il feromone* della regina. Le api riescono a sentire questo odore grazie soprattutto alle antenne e lo distribuiscono a tutta la colonia per “comunicare” che la regina è presente e vitale*. Quando la regina diventa troppo anziana la quantità di feromone diminuisce: questo è il momento perché nascano nuove regine.

Le nuove regine possono nascere anche quando la colonia è troppo affollata. Infatti, quando ci sono troppe api il feromone non è sufficiente per essere distribuito ovunque ed è necessario sciamare, ossia dividere la famiglia. La “vecchia regina” abbandonerà la colonia con un gruppo di api operaie e lascerà il nido alla nuova regina che sta per nascere.

Ape regina nella cella reale

Come si diventa regine

Le regine nascono da semplici uova fecondate* deposte in celle a forma di vasetto con apertura verso il basso. Le larve che emergeranno saranno nutrite solo e unicamente con la pappa reale, una sostanza prodotta da ghiandole situate nella bocca delle api operaie. Alle regine allo stadio di larva non viene mai dato miele o polline perché in questi alimenti pare siano presenti delle sostanze (acidi fenolici) che inibiscono* lo sviluppo degli ovari*. Per completare lo sviluppo una futura regina impiega circa 16 giorni.

Il volo nuziale

Una volta completata la metamorfosi*, l’ape regina lascia il nido dopo una settimana per compiere il volo nuziale. Durante questo volo moltissimi fuchi la inseguono attirati dal feromone della regina che lei rilascia nell’aria. Una regina può accoppiarsi con più maschi (10-15). Avvenuto l’incontro i fuchi muoiono mentre la regina torna al nido e da questo momento inizia a deporre 1500/2000 uova al giorno. Le uova che depone possono essere fecondate o non fecondate: le api femmina (operaie) nascono da uova fecondate* e sono tutte figlie della regina ma possono avere padri diversi. Le api maschio (fuchi) nascono da uova non fecondate* perciò hanno tutti la stessa madre e nessun padre.

Api operaie

Come si diventa operaie

Le api operaie nascono da uova fecondate* deposte in cellette a forma di esagono.  Le larve che emergeranno saranno nutrite  con la pappa reale solo per i primi tre giorni, in seguito oltre alla pappa reale mangeranno miele e polline. La presenza di acidi fenolici nel miele e nel polline  inibiscono lo sviluppo degli ovari. La crescita degli ovari è anche impedita dal feromone della regina e da altre sostanze odorose liberate dalle larve. Come conseguenza di ciò da adulte le api operaie non saranno in grado di produrre uova salvo casi eccezionali (leggi § Come comunicano le api - Gli odori). Lo sviluppo completo di un'ape operaia dura in media 21 giorni.

Fuco

I fuchi

In una colonia vivono dai 2000 ai 6000 maschi, i fuchi. La loro funzione principale è quella di incontrare una regina per accoppiarsi. I fuchi nascono da uova non fecondate perciò hanno solo una madre (la regina) e nessun padre. Lo sviluppo completo di un fuco avviene in 24 giorni.
Hanno antenne molto sviluppate e occhi più grandi di quelli delle api operaie per individuare facilmente le regine durante il volo nuziale. Una volta adulti volano in zone chiamate aree di congregazione* dei fuchi che si trovano a circa 15-40 m di altezza dal suolo ed hanno un diametro variabile (30-200 m) Queste aree possono essere spesso anche lontane alcuni km dal nido di origine e di solito non sono frequentate dalle regine della stessa colonia in modo da evitare accoppiamenti all’interno della famiglia. Avvenuto l'accoppiamento con una regina i fuchi muoiono.

Finita la stagione degli accoppiamenti (estate/autunno) i fuchi vengono cacciati o uccisi dalle operaie. Questo accade perché sono incapaci di svolgere la maggior parte delle attività utili alla sopravvivenza della colonia ed il loro mantenimento richiederebbe molte energie da parte delle sorelle che invece devono dedicarsi ai lavori necessari alla sopravvivenza del gruppo.

I maschi hanno una bocca poco sviluppata e non bevono o raccolgono nettare, di solito vengono imboccati (trofallassi*) dalle sorelle o al limite mangiano un po' di miele direttamente dalle cellette. I fuchi non hanno nelle zampe posteriori le cestelle utili a raccogliere il polline e non hanno il pungiglione poiché questo deriva dalla trasformazione dell’ovopositore* perciò è presente solo nelle femmine. Infine, non producono cera o pappa reale perchè non hanno le ghiandole adatte a questo scopo. Possono però aiutare le sorelle a ventilare l’alveare muovendo le ali: questa operazione serve sia a rinfrescare il nido in estate sia a far evaporare l'acqua in eccesso presente nel miele permettendo così la sua maturazione. Quando è necessario possono aumentare la temperatura del nido producendo calore con i movimenti dei muscoli toracici.

Api al lavoro!

Le attività svolte dalle api operaie cambiano a seconda dell’età: quando sono ancora molto giovani (alcuni giorni di vita adulta) svolgono lavori solo all’interno dell’alveare. Iniziano con la pulizia del nido (api pulitrici), portano via con le mandibole la sporcizia e preparano le celle per ospitare le uova della regina. Un altro lavoro di pulizia è quello di rimuovere eventuali intrusi o api morte, se i corpi da trasportare sono troppo pesanti li ricoprono di propoli (una sostanza disinfettante) per evitare che si decompongano infettando la colonia. Il lavoro successivo è quello di imboccare le larve (ape nutrice). Prima portano polline e miele alle larve con più di 3 giorni, poi iniziano a produrre pappa reale e imboccano le larve con meno di 3 giorni. Seguono i compiti di ape ceraiola, ossia produrre e lavorare la cera per costruire il nido, e ape magazziniera che ha il compito di impacchettare il polline nelle cellette e di produrre e conservare il miele.

Ape bottinatrice

A metà della sua vita (circa 20 gg) l’ape inizia a svolgere attività all’esterno della colonia. Primo compito all’aria aperta è quello di guardiana che deve riconoscere le bottinatrici al loro ritorno tramite gli odori che rilasciano. Le guardiane hanno anche il compito di allontanare eventuali intrusi o nemici. Questi sono prima avvisati tramite suoni e posture del corpo (posizioni di avvertimento) ed in seguito eventualmente aggrediti in vario modo tra cui anche con il pungiglione. All'occorrenza, le api guardiane liberano un feromone di allarme che attira altre sorelle in difesa della colonia.
Le ultime attività svolte dalle operaie sono quelle di esploratrice e bottinatrice. Le api esploratrici individuano la posizione del polline, nettare, acqua e di altre risorse come la resina* delle piante che serve per produrre propoli. Le bottinatrici, invece, hanno il compito della raccolta.
Le api hanno anche il compito di regolare la temperatura del nido che deve aggirarsi intorno ai 33-36 °C. Se la temperatura è bassa alcune api si appresteranno a produrre calore facendo vibrare i muscoli del torace, invece quando la temperatura è troppo alta fanno circolare l'aria muovendo le ali (api ventilatrici).

I prodotti delle api

Miele

Il miele è la riserva invernale di cibo delle api, quando non ci sono fiori per potersi nutrire di nettare e polline.   Per produrre miele le api raccolgono il nettare (sostanza ricca di acqua e zuccheri prodotta dalle piante), lo disidratano* e lo immagazzinano nel favo.
L'ape bottinatrice raccoglie il nettare nell’ingluvie*, torna al nido e lo rigurgita passandolo alle api magazziniere. Queste scambiandosi il nettare di bocca in bocca (trofallassi) lo arricchiscono di enzimi e lo privano di gran parte della sua acqua rendendolo più denso e concentrato.
Infine, la sostanza dolce è depositata nelle cellette dove le api ventilatrici, facendo circolare l’aria, provocheranno una ulteriore evaporazione dell'acqua. Ci vogliono circa 35-40 giorni affinché il miele maturi. Le cellette piene di miele maturo sono poi chiuse da uno strato di cera (opercolo).

Cera

Più o meno a partire dal 12° giorno di vita adulta l’ape è in grado di produrre cera e per far ciò deve nutrirsi abbondantemente.
In media per elaborare 100gr di cera le api mangiano circa 4kg di miele. La cera è secreta* in forma di piccole scaglie quasi trasparenti da ghiandole che si trovano nell’addome: è una sostanza grassa malleabile* ed impermeabile.
Una volta secreta viene poi lavorata con le mandibole ed utilizzata per la costruzione del nido: per ogni celletta occorrono circa 1 milione di piccole scaglie. Le celle di cera riutilizzate più volte per la covata tendono ad inscurirsi a causa del deposito di residui vari (esuvie* delle larve, strati di propoli ecc.). In questo caso la cera è più facilmente attaccabile da parte di parassiti vari, tra cui le larve delle tarme della cera (Galleria mellonella) che se ne nutrono provocando fastidiose infestazioni negli alveari.

Pappa reale e propoli

La pappa reale è prodotta dalle ghiandole salivari delle api nutrici e quando le api cambieranno tipo di attività queste giandole tenderanno ad atrofizzarsi*. La pappa reale è una sostanza ricca di proteine, zuccheri, minerali, vitamine e acidi grassi (es.: 10-HDA) che viene somministrata a tutte le larve di ape operaia e ai fuchi fino al terzo giorno di vita, dopodiché esse mangeranno anche miele e polline. Solo le api destinate a diventare regine continueranno a mangiare pappa reale per tutta la vita. La pappa reale destinata alle regine ha una concentrazione diversa di sostanze nutritive rispetto a quella riservata alle operaie, ad esempio quella data alle regine ha un contenuto maggiore di zuccheri, quella somministrata alle operaie ha un contenuto maggiore di proteine.

La propoli è una sostanza disinfettante con proprietà antibatteriche e fungicide* che le api producono mescolando resine*, raccolte da alcune piante (pioppi, betulle, pini, cipressi) , saliva e cera. La parola "propoli" deriva dal greco e significa “a difesa della città” (pro = difesa e polis=città). In effetti, questa sostanza ricca di oli essenziali è usata per chiudere crepe, buchi del nido, ingressi troppo ampi. È utilizzata anche per levigare, disinfettare e ripulire le cellette. Con la propoli le operaie usano mummificare i cadaveri degli intrusi o di altre api per evitare che si decompongano infettando il nido e le provviste.

La costruzione del nido

Il nido delle api è costituito da cellette a forma di esagono. Questa costruzione prende nome di favo ed è fatta di cera.

Le celle servono ad accogliere le uova della regina: le celle per i fuchi sono leggermente più grandi (6,2 - 6,9mm) di quelle destinate alle api operaie che hanno un diametro di circa 5,1 - 5,5 mm, poiché i maschi sono di dimensioni maggiori.

Alla periferia del favo ci sono le cellette per conservare le provviste (polline e miele). Tutte le celle sono leggermente inclinate in modo da impedire che il miele conservato scivoli.

Rispetto ad altre forme, la forma esagonale è quella che a parità di perimetro* dispone di un'area maggiore, perciò offre maggior spazio interno. Quindi  a parità di fatica fatta per costruire le pareti di cera, le “stanze” ottenute sono più ampie.

 
Come comunicano le api 

Le api riescono a comunicare tra loro utilizzando movimenti e vibrazioni del corpo, odori e suoni.


La danza delle api 

Quando le api esploratrici e bottinatrici vogliono comunicare alle compagne rimaste nel nido la posizione esatta in cui trovare del buon cibo (nettare o polline) compiono sul favo una sorta di percorso circolare a forma di “8” facendo vibrare le ali e muovendo l’addome in corrispondenza del tratto intermedio. Mentre compiono questa danza le bottinatrici rigurgitano piccoli assaggi di nettare in modo da indicare alle sorelle anche la qualità della fonte di cibo .

La vicinanza o lontananza della fonte di cibo è indicata dalla lunghezza del “tratto intermedio” e dalla durata della vibrazione. Quanto più lontana è la fonte di cibo, tanto più il “tratto intermedio” è lungo e l’addome vibra per più tempo.

La posizione esatta della fonte di cibo dipende dalla direzione del tratto intermedio e dall’angolo che questo forma con la verticale del favo:  quest'angolo è uguale all’angolo esistente tra la fonte di cibo e la posizione del  sole.

Gli odori 

Le api comunicano tra loro liberando segnali odorosi: i feromoni, sostanze chimiche prodotte dalle ghiandole del corpo. La ghiandola del veleno produce il feromone d’allarme costituito da varie sostanze tra cui la principale è l’isopentil acetato. Questo odore viene liberato in seguito alla puntura dell’ape e serve a chiamare in aiuto le compagne.

Nell’addome sono presenti ghiandole che liberano il feromone di Nasonov. Questo odore è rilasciato dalle api operaie per aiutare il rientro delle bottinatrici segnalando la posizione del nido, serve anche a tenere compatto lo sciame* durante gli spostamenti e viene rilasciato dalle api esploratrici in corrispondenza delle risorse di cibo e acqua per aiutare le compagne a localizzare il luogo.

La regina ha al suo seguito api operaie che si alternano continuamente per assisterla e nutrirla. Queste api la toccano con le antenne, la bocca e le zampe anteriori impregnandosi di un feromone costituito da diversi composti che la regina libera: il feromone della regina. Questo feromone è poi distribuito dalle operaie a tutto l’alveare ed ha molteplici funzioni: informa della buona salute della regina, mantiene unite le api durante la sciamatura, riduce il comportamento aggressivo delle api, inibisce lo sviluppo ovarico delle operaie, sopprime* la volontà di costruire celle per allevare nuove regine. Se la regina è vecchia oppure muore la quantità di feromone diminuisce e le operaie si preparano all’allevamento di nuove regine: se le celle reali sono vuote, le operaie si apprestano a riempirle con uova prese dalle cellette esagonali o con larve di età inferiore a 3 giorni per destinarle a future regine. Altrimenti se non sono disponibili né uova né larve da convertire a regine le stesse operaie diventano fertili: gli ovari non più inibiti dal feromone della regina si sviluppano e permettono alle operaie di deporre uova non fecondate che daranno origine a fuchi.

Altri odori speciali sono i feromoni della covata emessi dalle larve e che servono a segnalare la loro età alle api nutrici, il tipo di nutrimento necessario oppure che è tempo di chiudere le cellette perché sta per iniziare la fase di pupa. Questi feromoni uniti al feromone della regina hanno anche la capacità di inibire lo sviluppo ovarico delle operaie affinché non depongano uova, che darebbero origine solamente a fuchi, e mantengano così il loro ruolo di api nutrici. In questo caso la colona privata delle numerose attività svolte dalle api operaie diventa disorganizzata, sporca, esposta alle malattie e ai predatori ed è destinata all’estinzione.

I suoni

Tramite oscillazioni ritmiche del torace le api producono vibrazioni che sono trasmesse alle zampe e da queste a tutte le altre api attraverso il favo di cera che forma in tal modo una rete di connessione comunicativa, funzionando un po' come le rotaie di un treno che vibrano quando questo sta per arrivare. Le altre api riescono a ricevere i segnali vibratori grazie a degli organi appositi chiamati meccanorecettori situati nelle zampe.

Le vibrazioni prodotte dal torace, inoltre, generano un movimento di ali che sposta l’aria tutt’intorno. Le altre api recepiscono gli spostamenti d’aria (velocità del flusso d’aria) tramite peli sensoriali e strutture speciali presenti nelle antenne.

Al nostro udito tutto ciò è traducibile come dei suoni particolari tra cui quelli maggiormente noti sono:

-Il canto delle regine o "piping sound": quando emerge la nuova regina emette una sorta di canto (piping sound) che richiama l’attenzione delle api avvisandole della sua presenza e della possibilità di sciamare, ossia seguirla e fondare altrove un’altra colonia. Alle volte a questo canto  rispondono altre regine che stanno per emergere e così facendo segnalano la loro presenza. La conseguenza è che la regina predominante può così localizzarle e (di solito) ucciderle.

-Il sibilo delle operaie o "hissing sound": in alcune occasioni per segnalare un pericolo alla colonia o scoraggiare un predatore e confonderlo le operaie possono emettere un sibilo (hissing sound) accompagnato da movimenti simultanei delle ali e dell’addome (shimmering o shaking signal).

I nemici delle api

Quando le api si trovano all’esterno del nido, come accade anche ad altri insetti, possono essere catturate da predatori vari (ragni, rettili e anfibi, uccelli insettivori, ecc.). Vivendo, però, in comunità ricche di risorse le api sono soggette ad ulteriori insidie*. Infatti,  possono subire gli attacchi di animali che mirano non solo ai singoli individui (adulti, larve e pupe) ma all'alveare nel suo complesso, comprese le riserve alimentari che vi sono conservate.

Acherontia atropos

Ospiti passeggeri

La sfinge testa di morto, (Acherontia atropos) è una grande falena, così chiamata perché sul torace ha dei peli gialli che formano un disegno simile ad un teschio umano. Questo lepidottero è goloso di miele: entra negli alveari e con la bocca a forma di cannuccia (spirotromba) buca le cellette chiuse per nutrirsi. Se non riesce a uscire per tempo le api la aggrediscono uccidendola e poi la ricoprono di propoli come di solito fanno con i grossi cadaveri che non riescono a rimuovere in modo da impedirne la decomposizione all’interno dell’alveare.

Il corpo di questa falena ha dei colori e disegni che ricordano la forma delle api o dei calabroni. Si tratta di una forma di mimetismo in base al quale un animale innocuo, in quanto non dotato di difese come il pungiglione, imita un individuo pericoloso allo scopo di essere evitato da eventuali predatori.  

Galleria mellonella

Ospiti fissi

La tarma maggiore della cera (Galleria mellonella) è una falena che depone nel corso della sua vita fin oltre 1000 uova nei favi delle api. I bruchi che nascono si nutrono di cera, polline, esuvie* lasciate dalle api in via di sviluppo. Per non essere intercettati dalle operaie, essi rivestono le loro gallerie con fili di seta per muoversi all’interno del nido liberamente.
Di solito la tarma della cera infesta* alveari deboli e in fase di declino* con favi vecchi in cui la cera è oramai inscurita e impregnata di tutti i residui di cibo e cuticole lasciati dalle api, contribuendo così ad accelerare l'estinzione della famiglia.

Il coleottero degli alveari (Aithina tumida) è un piccolo coleottero originario del Sud Africa che depone le uova all’interno degli alveari. Le larve scavano il favo di cera per nutrirsi di miele e polline e inquinano ulteriormente il nido delle api riempiendolo di feci che rovinano tutte le provviste.

Varroa destructor

Parassiti

La varroa (Varroa destructor) è un acaro parassita in grado di arrecare gravi danni ad una colonia di api. Le femmine di varroa si attaccano al corpo delle operaie e dei fuchi, nutrendosi dei loro tessuti grassi e trasmettendo spesso malattie virali ai loro ospiti. Ciò porta all'indebolimento delle api, riduzione delle dimensioni, malformazioni varie e ciclo vitale più breve. L'acaro femmina si introduce nelle cellette di covata prima che vengano opercolate*. Si attacca alla larva e inizia a nutrirsi del suo "corpo grasso", zona del corpo dove sono accumulate molte sostanze nutritive (grassi, proteine ecc). Dopodiché depone 7/9 uova: dal primo emerge un maschio e dalle altre nascono femmine che, dopo essersi accoppiate, a loro volta si attaccheranno all'ape in via di sviluppo (il maschio muore dopo l'accoppiamento). Una volta adulta, l'ape uscirà dalla cella con addosso le varroe che continueranno a nutrirsi delle sostanze del "corpo grasso" , pronte ad iniziare nuovi cicli introducendosi in altre celle di covata al momento opportuno.

I predatori: calabroni e vespe

Calabroni e vespe sono imenotteri onnivori: possono nutrirsi di insetti vivi e morti, di sostanze zuccherine tra cui nettare, frutti vari e miele, di carogne e immondizia. Tra i calabroni diffusi nel nostro territorio ci sono il comune calabrone europeo (Vespa crabro) e il calabrone orientale (Vespa orientalis). Questi si limitano a catturare le api bottinatrici isolate che rientrano al nido, in particolare quelle più stanche e affaticate che cadono a terra. 

In genere, le api guardiane riescono a tenerli sotto controllo così come gli eventuali attacchi che tentano di fare all’alveare: nel momento in cui cercano di avvicinarsi all’ingresso del nido, le guardiane si aggregano compatte, sollevano le zampe anteriori e aprono le mandibole per disperdere maggiormente i feromoni di allarme. Se l’intruso persiste nel suo intento le api sono in grado di afferrarlo e avvolgerlo completamente con i loro corpi, soffocandolo e producendo al centro della “formazione a palla” un innalzamento della temperatura (balling behaviour) che risulta letale.
In alcuni casi i calabroni possono essere molto aggressivi, in grado di decimare un’intera colonia, come accade con il calabrone gigante asiatico (Vespa mandarinia) una specie presente solo in Asia orientale. Questo tipo di calabrone è in grado di sterminare interi alveari prelevando adulti, larve, miele e polline da mangiare o da portare alle proprie larve.
Di recente si è diffuso in Italia un calabrone altrettanto insidioso: il calabrone asiatico (Vespa velutina) originario dell’Asia sud-orientale. È una specie più aggressiva e insistente rispetto ai nostri calabroni. Decine di individui tengono sotto assedio le colonie di api stazionando in volo davanti all’ingresso del nido per molte ore durante il giorno intercettando le bottinatrici di rientro. Questi attacchi portati avanti per più mesi di seguito (estate-autunno) mettono le api in grande difficoltà. Poche famiglie riescono a difendersi, la maggior parte sono stremate dai continui attacchi e le bottinatrici smettono perfino di uscire per procurarsi il sostentamento necessario (nettare, polline, acqua) cosa che porta allo sfinimento la colonia.

Diversamente dai calabroni, le vespe comuni (Vespula sp., Polistes sp.) di solito si comportano da predatori solitari. Vespula germanica ad esempio cattura e uccide api cadute al suolo perché indebolite o malate. Raramente questi predatori tentano attacchi agli alveari, poiché normalmente le api guardiane appartenenti a colonie in salute riescono a fronteggiare questo tipo di aggressioni. La maggior parte delle volte si innescano lotte dove due o tre api insieme allontanano gli intrusi arrivando ad usare anche il pungiglione.

Ape eviscerata dopo aver usato il pungiglione

Il pungiglione

Ad avere il pungiglione sono solo le api operaie, poiché questo deriva da una trasformazione dell’ovopositore (parte dell’apparato riproduttore femminile).  È formato da uno stiletto e da due lancette dentellate che scorrono su e giù alternativamente per meglio penetrare nei tessuti (pelle o cuticola) degli altri animali e ancorare* per bene il pungiglione nel tegumento. Il tutto è collegato al sacco del veleno pieno della sostanza che l’ape inietta, l’apitossina.

A volte succede che se la puntura è stata fatta ad un animale con tegumento* elastico, come quello dei vertebrati (uccelli, mammiferi ecc.), il pungiglione rimane incastrato per la presenza dei dentelli e l’ape nel tentativo di liberarsi rimane eviscerata* essendo esso collegato ai suoi organi interni. Questo non succede se l’ape punge animali rivestiti di cuticola sottile come gli insetti o altri artropodi. Anche l’ape regina ha il pungiglione che però è più liscio in modo da non rimanere incastrato. Di solito quest’arma è utilizzata dalla nuova regina per uccidere le regine rivali emerse contemporaneamente: la più forte punge ripetutamente le sorelle in modo da rimanere l’unica a capo della famiglia.

Quanto vivono le api?

Ape operaia - Le api che nascono in primavera/estate vivono 1-2 mesi poiché è il periodo in cui si lavora di più. In estate si può bottinare, si prepara il miele per l’inverno, l’alveare ha bisogno di maggiori difese poiché è attaccato da un maggior numero di predatori che spesso hanno bisogno di nutrimento per i loro piccoli (es.: vespe e calabroni). Le api, invece, che nascono a fine estate vivono 5-6 mesi in quanto durante l'autunno e  l'inverno sia le attività da svolgere che i pericoli sono molto minori.
Fuco - I fuchi nascono in primavera/estate ed hanno sempre vita breve: vivono 50-60 giorni. Il loro scopo è accoppiarsi con una regina, dopodiché muoiono. Quelli che non si accoppiano sono mandati via dalle operaie e non essendo in grado di nutrirsi da soli muoiono comunque in poco tempo, non sopravvivendo all’inverno.

Ape regina - Una regina adulta e “regnante” vive dai 3 ai 5 anni, la lunghezza della sua vita dipende da molti fattori. Innanzitutto da fattori genetici e dal tipo di pappa reale che le sarà fornita nel corso dello sviluppo (leggi  § "Pappa reale e propoli"). La longevità dipende anche dal momento in cui le api nutrici hanno iniziato ad allevare la larva come una "regina" somministrandole il cibo corretto: più precocemente una larva è selezionata per diventare regina più è probabile che la sua vita sarà lunga avendo iniziato a mangiare per tempo il cibo adatto. 
Altri fattori che allungano la vita di una regina riguardano la sua capacità riproduttiva: più a lungo depone uova fecondate più vivrà. La quantità di uova fecondate dipende da quanti spermatozoi sono presenti nella sua spermateca*. Dalle uova fecondate nascono operaie utili alla sopravvvenza della famiglia. Quando una regina ha svuotato la sua spermateca depone solo uova non fecondate da cui nascono fuchi, è detta perciò fucaiola. Allora succede che ha finito il suo regno: le operaie la sostituiranno con regine nuove. Di solito quest'evento è anticipato da alcuni segnali di vecchiaia della regina: diminuzione della quantità di feromone delle ragina (leggi § "Come comunicano le api-Gli odori") e deposizione non compatta delle uova, ossia la regina depone uova lasciando qua e là delle celle vuote (fori).  

Quando sciamano le api?

Quando un'ape regina abbandona la vecchia colonia portando con sè più della metà delle operaie si ha il fenomeno della sciamatura. Questo accade di solito poco prima che emergano le giovani regine, la madre in tal modo lascia il posto alle nuove arrivate (sciame primario). Prima di partire la regina è messa a dieta per diminuire di peso e poter volare meglio, le api operaie fanno provviste di miele riempiendo la borsa melaria o ingluvie* per le prime necessità, mentre le api esploratrici cercano una zona (es.: ramo, tronco) vicina alla colonia di origine dove lo sciame con la regina potranno sostare in attesa di trovare il posto giusto dove iniziare a costruire un nuovo nido. La sosta intermedia è breve, dura solo qualche ora in cui le api sono chiuse a grappolo intorno alla regina in attesa che le api esploratrici giungano a comunicare il ritrovamento del posto ideale dove fondare la nuova colonia.
Se in una colonia dove è già avvenuta una prima sciamatura emergono più regine contemporaneamente si può avere una seconda sciamatura in cui una giovane regina recluta il suo seguito e parte per fondare un nuovo nido altrove (sciame secondario); il successo di questa colonia è meno assicurato poichè la giovane regina non si è ancora accoppiata e nel caso venisse predata o non sopravvivesse, la nuova colonia sarebbe destinata all'estinzione. Accade perciò che le nuove regine emerse preferiscano rimanere nella colonia di origine contendendosi il regno con dei duelli che hanno una sola vincitrice. 

Un pò di anatomia

Api allo stereomicrocopio

Osserviamo alcune delle principali strutture presenti nel corpo delle api grazie ad ingrandimenti 2x (20 volte più grande) e 4x (40 volte più grande).

Glossario

Ancorare/ fissare
Congregazione
/ raggruppamento
Declino/
perdita di forza e vitalità
Disidratano/
eliminano l'acqua
Esuvia/
rivestimento esterno che gli insetti abbandonano quando fanno la muta
Eviscerata/
privata dei visceri o organi interni
Feromone/
sostanza prodotta dagli organismi viventi con la funzione di inviare segnali ad altri individui della stessa specie
Fungicide/
che uccidono i funghi
Gamete/
cellula riproduttiva
Imenotteri/ 
dal greco hymen=membrana e pteron=ala , insetti che hanno ali anteriori e posteriori membranose ed unite tra loro tramite minuscoli uncini (api, vespe, calabroni, ecc.)
Infesta/ invade in modo dannoso
Ingluvie/ parte dell'apparato digerente dove è raccolto il cibo
Inibiscono/ impediscono, bloccano
Insidie/ pericoli nascosti
Malleabile/ morbida e deformabile
Metamorfosi/ trasformazione o sviluppo degli insetti da larva a pupa ad insetto adulto
Opercolate/ chiuse con l'opercolo (tappo) di cera
Ovario/ parte dell'apparato riproduttore femminile
Ovopositore/ organo per deporre le uova
Perimetro/ contorno
Resine/ sostanze odorose, collose e appiccicose prodotte dalle piante
Sciame/ gruppo di api
Sopprime/ annulla
Spermateca/ ricettacolo
o contenitore seminale dell'apparato riproduttore femminile degli insetti che permette la ricezione e la conservazione degli spermatozoi*
Spermatozoi/ gameti o cellule riproduttive maschili
Tegumento/ rivestimento esterno
Trofallassi/ scambio di nutrimento tra i membri di una colonia di insetti sociali
Uovo fecondato/ uovo ottenuto dalla fusione tra gamete* femminile (ovulo) e gamete maschile (spermatozoo)
Uovo non fecondato/  uovo in cui non vi è stata fusione con il gamete* maschile (spermatozoo)
Vitale/ che è in vita, che è attiva e in forze

Per approfondire:

-Baracchi D., Cusseau G., Pradella D. Turillazzi S. (2010). Defense reaction of Apis mellifera ligustica against the attacks of the European Hornet Vespa crabro.Ethology Ecology and Evolution. 22. 281-294.
-Barbattini R., Mazzocchi L. (2015). L’ape insetto prodigioso: il suo linguaggio. L'apis. 23. 27-29.
-Bogdanov, Stefan. (2016). Beeswax: Production, Properties, Composition, Control. Bee Product Science.

-Bogdanov S. (2016). Propolis: Origine, Production, Composition. Bee Product, Science.
-Bortolotti L., Costa C. (2014). Chemical Communication in the Honey Bee Society. Chapter 5. Neurobiology of Chemical Communication.
-Hrassnigg N., Crailsheim K. (2005). Differences in drone and worker physiology in honeybees (Apis mellifera). Apidologie 36:255-277.

-Hrncir M., Barth F., Tautz J. (2005). 32 Vibratory and Airborne-Sound Signals in Bee Communication (Hymenoptera). Insect Sounds and Communication: Physiology, Behaviour, Ecology, and Evolution.

-Evans J., Cook S. (2018). Genetics and Physiology of Varroa mites. Current Opinion in Insect Science. 26.
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-Monceau K., Arca M., Leprêtre L., Bonnard O., Arnold G., Thiery D. (2018). How Apis mellifera Behaves with its Invasive Hornet Predator Vespa velutina?. Journal of Insect Behavior.
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Siti web:
http://honeybee.drawwing.org/       

Video:

https://www.youtube.com/watch?v=utJP1N_S8lc (canto dell’ape regina)

https://www.youtube.com/watch?v=LU_KD1enR3Q (danza delle api)